Luisa Bertani: da Milano alla Coppa del Mondo è possibile!

sci club milano Luisa Bertani
sci club milano Luisa Bertani

E’ milanese doc, zona stazione Centrale, Luisa Bertani classe ’96. Eppure la semplicità, la trasparenza e la genuinità che trasmette quando si parla con lei sembrerebbero quelle tipiche della gente di montagna. Ed in effetti nella sua storia c’è anche molta montagna, ed il suo accento particolare, un misto di varie parti di zone alpine, in qualche modo lo conferma.

La mamma di Luisa Bertani ci aveva visto giusto all’inizio del nuovo secolo quando, vedendo l’atteggiamento alla prima gara della figlia, la gara sociale dello Sci Club Cervino-Valtournanche, aveva capito che la bambina era fatta per quello sport: ‘aveva visto come mi concentravo, come mi preparavo, quanto ci tenevo, e quanto mi piaceva tutto questo!! E infatti per tutti i baby e cuccioli sono stata la seconda in Val D’Aosta, risultato non facile per una cittadina.’

Quindi il passaggio all’Equipe Limone nei children: ‘era una realtà più strutturata, con una programmazione seria anche durante l’estate, ed un ambiente più equilibrato e professionale. In effetti tutto ciò servì, perchè al secondo anno ragazzi feci una grande stagione: seconda al Pinocchio nazionale, prima e seconda al Topolino nazionale, terza agli italiani di gigante, ed altri ottimi risultati ancora.’

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Luisa e la scuola

Il tutto frequentando la scuola tedesca di Milano, con ottimi risultati ma non senza problemi: ‘A scuola, nonostante non fossi madrelingua tedesca, come invece tutti i miei compagni, andavo molto bene in tutte le materie. Eppure in terza media mi dissero che non potevo più fare quelle assenze (facevo anche 30 giorni di assenza all’anno): ci rimasi male ma potevo capirli.’

A quel punto Luisa Bertani decide, insieme ai genitori, di iscriversi alla Scuola Superiore Sport Invernali di Malles (BZ): ‘lì studiavo ragioneria, e potevo allenarmi quanto volevo. E’ stata un’esperienza molto interessante e non senza fatiche: il tedesco che si parla in Alto Adige è molto diverso, ho dovuto riadattarmi alla lingua e quindi ricostruire il rapporto con tutti i compagni. Ma alla fine sono entrata nel gruppo, lì le persone sono più semplici, come piacciono a me.’

Purtroppo però dal punto di vista sciistico fa diversi passi indietro: ‘non avevo più risultati importanti, non riuscivo ad evolvere: ero bravina ma non bravissima, ero una delle tante. Alla fine delle superiori volevo smettere con le gare e fare il Corso Maestri.’

Luisa e gli infortuni

Ma proprio in quel momento, tramite conoscenze, viene in contatto con Corrado Castoldi, allora allenatore di Roberto Nani durante il suo periodo migliore: ‘Con Corrado sono tornata quasi subito ad avere risultati. Con lui si lavorava molto e si curava ogni dettaglio. Ma proprio nel momento migliore, nel 2016 mi sono infortunata ad una vertebra. Nella sfortuna sono stata fortunata: a Sondalo mi hanno operato subito con una cifoplastica, una operazione all’avanguardia che non è scontato ottenere in poco tempo. E’ stata la salvezza, perchè sono riuscita a recuperare in pochissimo tempo.’

E infatti l’anno dopo Luisa Bertani vince il GP e conquista i primi punti in Coppa Europa: ‘sono stata anche migliore italiana alle finali di Coppa Europa, quarta agli italiani assoluti di gigante, e ho conquistato l’Argento ai Campionati Italiani Giovani. Sono entrata in squadra con Heini Pfitscher, e con lui ho fatto due belle stagioni in coppa Europa, ottenenedo anche qualche convocazione in Coppa del Mondo. La prima gara a Soelden però fu un disastro: penultima! Ma poi man mano mi sono sempre di più avvicinata alla qualifica per la seconda manche.’

Ma con gli infortuni purtroppo non finisce qui. All’inizio della stagione scorsa, ad Andalo, Luisa si blocca con la schiena: ‘scoprire di avere 3 protusioni non è mai una bella cosa per uno sportivo, vuol dire che devi curarti. Nel mio caso la dieta mi ha aiutato tanto, ma devi sempre stare attenta a caricare.’

In realtà, nonostante la poca atletica che Luisa può fare, la stagione non va male, e finisce con un ottimo terzo posto agli assoluti di gigante dietro a Bassino e Brignone. ‘Ma in testa avevo sempre il problema alla schiena. Durante la stagione avevo fatto solo scarico, niente atletica. Ma questa estate ho fatto un lavoro specifico all’HastaFisio di Asti: è stato provvidenziale, ora mi sento bene, sono in ottima forma per l’inizio della nuova stagione.’

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Luisa e Milano

Luisa Bertani è figlia di un ingegnere e di una casalinga, una famiglia che, insieme al fratello, la ha sempre accompagnata e sostenuta nello sport agonistico. ‘Milano offre tutto, è la mia città, ma io amo anche la montagna, le albe mozzafiato e parlare di cose ‘montanare’. Se ho potuto fare questa carriera devo ringraziare mia mamma che mi ha sempre accompagnato in giro per le Alpi: si faceva anche 60.000 km all’anno per me. E mio papà, che non mi ha mai ostacolato ed è sempre stato il mio ‘main sponsor’. Anche mio fratello ha fatto il mio stesso percorso, ma poi alla categoria giovani ha lasciato, è andato all’estero a studiare ingegneria meccanica.’

Coniugare la vita milanese con le trasferte non è facile: ‘Partivo il venerdì e tornavo il lunedì, saltavo diversi giorni di scuola. Da piccola la mia preparazione atletica in settimana era ginnastica artistica alla Pro Patria e Nuoto al Saini. Poi ho iniziato a fare atletica (alla Riccardi n.d.r.) oltre ad andare spesso al parco Sempione a fare la mia scheda atletica: con mia mamma e mio fratello ci mettevamo a fare gli esercizi. Ora ho un team a Vittuone che mi segue costantemente, anche per il mio problema alla schiena.’

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Luisa e le nuove generazioni

Cosa voglio consigliare ai bambini e ragazzi che praticano sci agonistico? Di curare l’aspetto motorio, perchè a Milano non si scia tutti i giorni: occorre fare attività fisica varia, anche sport diversi, per lavorare sull’equilibrio e sulla coordinazione. E poi occorre avere la gioia di andare a sciare, di fare i boschetti, e di divertirsi insieme. Da piccoli la vittoria non è importante: non fate solo pali, divertitevi, gustatevi lo sci!!’

‘Lo sport agonistico è stato per me, e lo è tuttora, una vera palestra di vita. Ti offre più variabili per affrontare le difficoltà, per stare con tutte le persone e per adattarti a tutte le condizioni. Perciò consiglio di godersi la vita da sportivi, e di avere la gioia di fare sport!

Con lo sci, insomma, si impara a vivere…

 

 

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Luca Sport: i segreti della bottega dello sci milanese

Quasi non si nota, incastrato tra una farmacia e un bar, il negozio di Luca Sport a Milano (www.lucasportmilano.it). Come quelle botteghe di una volta, dove vai a colpo sicuro perchè sai che sono lì da sempre: non hanno alcun bisogno di pubblicità. E infatti il negozio di Viale Monte Nero, soprattutto durante la stagione invernale, è un viavai continuo di clienti, atleti, appassionati, allenatori. Si riempie di tutte quelle persone legate al mondo dello sci che vengono a chiedere, curiosare, comprare, o anche solo ascoltare consigli. E non solo persone della zona: ‘entrano persone provenienti non solo da Milano, ma da tutta Italia e dalla Svizzera . D’altra parte la storia di questi anni ci ha permesso di diventare un riferimento per lo sci, soprattutto milanese ma non solo.’

Da più di 30 anni Marco Vinci gestisce Luca Sport, una vera bottega dedicata ai materiali da sci (e running , trekking e nuoto in estate), e una visione a 360 gradi del movimento agonistico milanese: ‘A Milano il movimento dello sci agonistico è molto ampio e in crescita, anche se piuttosto frammentato. Una buona parte delle famiglie hanno una seconda casa in montagna, affidandosi così agli sci club del luogo.’

Vendere materiali da sci: un'arte

Vendere materiali tecnici da sci non è facile, è ben diverso che servire nei grandi negozi di sport. Qui la differenza la fa la competenza, la capacità di consigliare il materiale giusto in base al livello e alle esigenze tecniche. E’ per questo che da tre anni Luca Sport si è dotato di una speciale macchina per la scansione completa del piede, così da individuare eventuali punti di pressione e adattare lo scarpone in maniera più mirata con le tecniche di Bootfitting.

Ma carpire i segreti di un professionista come Marco non è semplice: ‘Quando un atleta mi chiede uno scarpone mi assicuro innanzitutto che sia della misura corretta. Per i giovani atleti in crescita non una misura in meno, perché deve poter andare bene per tutta la stagione, ma neanche due misure in più (o tre come si vede non troppo raramente). Poi con il bootfitting si sistema la calzata. Non necessariamente i problemi di calzata degli scarponi derivano dalla misura troppo piccola, anzi è più probabile il contrario.’


Poi si apre il tema della durezza: ‘Per quanto riguarda la durezza cerchiamo di parlare con gli allenatori e di confrontarci con loro. Preferisco non eccedere con flex troppo alti, ma il dialogo con l’allenatore è molto importante, così come vedere un video in azione: un conto è la sensazione che ho io in negozio, un conto è il comportamento del ragazzo sulla neve. Ma nel dubbio preferisco il più morbido al più rigido.

Da piccoli dettagli si capisce se è lo scarpone giusto: ‘guardo come il ragazzo lo calza: spesso già da come si calza lo scarpone si capiscono tante cose. E poi come lo piega e come appare il feeling generale. E intanto osservo l’espressione del volto, per capire se lo scarpone va bene veramente o se il desiderio di possesso sta giocando brutti scherzi.

Se per lo scarpone ci vuole molta esperienza e competenza nel consigliare, ‘per lo sci non posso fare molto: altezza e peso contano molto, ma poi sciano con gli allenatori e per me gli allenatori devono avere l’ultima parola.

Luca Sport Sci club a Milano

L'evoluzione dei materiali

Il mondo dell’attrezatura da sci è in continua evoluzione, nonostante la crisi economica abbia lasciato strascichi in quasi tutte le principali aziende produttrici. Eppure per quanto riguarda lo gli sci c’è una evoluzione costante nei materiali e nelle impronte, ma nel mondo Racing è ben difficile che le ditte comunichino ciò che fanno o sperimentano. Ogni anno è una sorpresa, ed effettivamente nell’ultimo decennio il percorso evolutivo dei materiali è stato notevole.’

Discorso diverso invece per gli scarponi: ‘a parte una naturale evoluzione tecnica, la principale differenziazione, in atto ormai da qualche anno, è la sempre maggiore diffusione della personalizzazione degli scarponi.’

Perchè vendere materiali tecnici da sci non è mai professione da improvvisare, occorre possedere le giuste competenze per servire turisti ed atleti di qualsiasi livello: ‘cerchiamo di trattare anche il più piccolo atleta con la stessa attenzione e professionalità che dedichiamo agli atleti adulti.

Anche perchè, non si sa mai, qualche ‘piccolo atleta’ sarà un campione di domani…?

Aiutare la crescita psicofisica dei nostri ragazzi? Si può fare

Quando si parla della nostra mente con un professionista si ha sempre un certo iniziale timore. Entrare nella nostra dimensione della crescita psicofisica non è mai banale. Eppure nell’incontrare Valentina Penati, psicologa con specializzazione nello sport e socia di Sipiss, il timore passa subito.

E’ vero, l’argomento non è affatto banale, ma soprattutto in questo periodo è di enorme importanza. In Italia i nostri ragazzi si muovono sempre meno, con conseguenze alquanto rilevanti sia sulla crescita fisica che su quella psicologica. Invece su questo tema Valentina Penati è molto netta:

L’educazione motoria è fondamentale per la psiche: noi come esseri siamo in continuo movimento. E di conseguenza anche la psiche è sempre in movimento, ma non ci è possibile osservarci dall’esterno. Possiamo però osservarci a livello motorio: lo sviluppo a livello motorio è l’elemento che ci permette di osservare che cambiamo in continuazione, e di capire che cosa controlliamo di noi stessi, anche a livello psicologico.’

Lo sport agonistico

E se l’educazione fisica è importante per la crescita psicofisica dei nostri ragazzi, a maggior ragione chi pratica sport a livello agonistico ha un grande vantaggio:

‘Per gli agonisti c’è un elemento aggiuntivo: la continua sfida con gli altri o con il cronometro, come nel caso dello sci, ti porta a confrontarti con le emozioni: gioia, frustrazione, ansia… è una enorme possibilità di conoscenza più profonda di sè stessi, e quindi di accelerazione della crescita psicofisica del ragazzo.

Lo sport agonistico, spiega Valentina, è importante su più piani: quello Motorio, quello Cognitivo, e quello della Personalità. Nello sci alpino tali piani entrano tutti in gioco, in particolare secondo alcuni fattori:

          innanzitutto è ‘scomodo’, quindi stimola lo sviluppo della capacità di adattamento (logistica, meteo, attrezzatura, spostamenti).

          Il rispetto delle regole, la conoscenza delle relazioni (si entra in contatto con interlocutori diversi), e l’adattamento ai compagni, con cui si deve condividere tutto: viaggi, notti in hotel, allenamenti….

          Lo sviluppo di schemi mentali causa-effetto: consapevolezza del movimento, dentro un contesto di velocità, e quindi sviluppo a livello mentale del fattore del rischio e della sua valutazione e controllo.

          Il contatto con gli elementi naturali e l’ambiente, e quindi il contatto con la realtà, elemento assolutamente non secondario nel mondo virtuale dentro cui sono immersi i nostri ragazzi di oggi.’

Lavorare sugli atleti

Non è quindi difficile intuire che, come il fisico ha bisogno di allenamento per raggiungere determinate prestazioni, anche la nostra mente va conosciuta e allenata. Soprattutto quando si pratica sport agonistico, dove mente e corpo devono collaborare perfettamente.

In Italia c’è purtroppo ancora pochissima cultura in questo senso.  Si lavora molto sull’emergenza, soprattutto dopo infortuni o passaggi di categoria. I passaggi di categoria, in particolare nello sci, portano a volte a veri e propri tracolli psicofisici. Non è così ovviamente per tutti, altri atleti invece reagiscono molto positivamente e crescono all’improvviso. E’ la dimostrazione che siamo tutti fatti in maniera diversa.

In America, dove vi è molta più letteratura sull’argomento, si lavora invece molto di più sulla prevenzione, fin dalle giovanili: preparano fin da subito il ragazzo ad affrontare con più consapevolezza l’attività agonistica. È un aiuto a una maggiore conoscenza di se stessi, a una maggiore consapevolezza.’

Ad alto livello sempre più atleti si fanno seguire da mental coach specializzati (come ci ha raccontato anche Federica Brignone):

‘Questo è sicuramente positivo. Attenzione però che c’è differenza tra mental coach e psicologo sportivo: il mental coach utilizza delle tecniche da applicare, lo psicologo lavora più in profondità sulle emozioni, integrando ed adattando le tecniche con la personalità dell’atleta. La cosa più importante è capire di cosa l’atleta ha bisogno in quel momento e personalizzare il più possibile l’intervento.

Per esempio, per i problemi più ricorrenti che riscontriamo sugli atleti dello sci è importante un lavoro più profondo. Le problematiche che più comunemente si riscontrano sono legate all’ansia da prestazione. Il risultato e la prestazione vengono caricate di enormi aspettative, dimenticandosi del processo, ossia di come ci si prepara e si affronta il momento della gara. Altro tema importante è quello della tolleranza della frustrazione che scaturisce dall’impossibilità e dalla falsa aspettativa di poter ottenere tutto e subito.

Queste due tematiche sono lo specchio dei tempi: al giorno d’oggi basta un click e tutto è a portata di mano. Invece, occorre far capire ai giovanissimi che ci vuole una pianificazione, che è fondamentale porsi degli obiettivi commisurati alle proprie capacità del momento e che per raggiungerli sono necessarie perseveranza e costanza. Bisogna poi mettere in conto che può capitare che quell’obiettivo non venga centrato e allora sarà necessario un paziente lavoro di ri-definizione e adattamento. Se ci pensiamo, maturare queste capacità non è utile solo nell’ambito sportivo, ma anche scolastico, lavorativo e relazionale.

Lavorare sugli allenatori

Quanto è importante il fattore ‘allenatore’ sulla crescita psicofisica dei ragazzi?

‘Il lavoro degli allenatori è importantissimo. E’ fondamentale il tipo di messaggio che l’allenatore dà al ragazzo. Se, per un errore commesso, dico all’atleta ‘sei un cretino’, sto definendo l’atleta per l’errore che ha fatto. Invece l’errore è un passaggio per modificare quel comportamento e lavorarci su, è un’occasione di lavoro.

Spesso atleti dello sci vanno veloci in allenamento, ma al cancelletto della gara si annebbia tutto: il problema è nella testa. A volte la risposta degli allenatori a questo problema è ‘fai più pali’. La conseguenza è che a un certo punto i ragazzi si stufano e abbandonano lo sport, perchè l’allenatore non ha capito e accolto il vero problema.’

Si riscontra però una certa maggiore sensibilità di giovani atleti e famiglie su tema psicologico:

‘La sensibilità sta effettivamente aumentando da parte di ragazzi e famiglie, ma meno da parte degli allenatori. Mi è capitato anche di seguire atleti di alto livello che venivano da me quasi di nascosto, perchè l’allenatore era addirittura contrario. Sono casi isolati, ma è vero che c’è ancora molto lavoro da fare per integrare le rispettive competenze e metterle al servizio dell’atleta.’

L'aspetto educativo

Psicologia ed educazione sono due aspetti differenti della formazione della persona, ma hanno elementi in comune, anche nello sport. L’educazione ha a che fare con una proposta umana integrale, mentre la psicologia tende a studiare e lavorare solo alcuni aspetti della mente.

A livello educativo è vero però che, per esempio, il comportamento e la comunicazione indiretta sono molto importanti: i ragazzi imparano quello che osservano. Se un allenatore sbeffeggia l’avversario, sta passando un messaggio. Si può lavorare anche su questo, anche se la struttura umana dell’allenatore è quella e difficilmente si può cambiare, ma si può incidere in maniera importante sui comportamenti e sulla comunicazione. Sugli allenatori è possibile comunque fare un bel lavoro in questo senso, ed è importante farlo perchè fanno parte dell’educazione dei ragazzi così come i professori, i genitori, e le diverse figure significative che appartengono alla vita del ragazzo.

Lo sport agonistico e la scuola

Veniamo al tema caldo soprattutto nello sci agonistico, quello del rapporto tra sport e scuola.

Il rapporto rischia spesso di essere conflittuale: se non si riesce a collaborare, si costringe ragazzini di 15/16 anni a scegliere tra scuola e sport. Ma a 15/16 anni non è tempo di fare scelte, lo sport deve essere importante esattamente come studiare storia o matematica. Non è assolutamente detto che chi fa agonismo deve scegliere tra scuola e sport. Anzi, spesso chi fa agonismo impara ad organizzarsi molto meglio il tempo e le energie. Impara a fare dei sacrifici e a capire il valore del perseguimento di un obiettivo. Occorre quindi che allenatori e professori collaborino per formare la persona e la personalità nella sua interezza. E’ difficile, ma è la strada da percorrere se vogliamo contribuire tutti a uno sviluppo sano, equilibrato e completo dei nostri ragazzi.

 

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