In questi tempi di riscaldamento globale, di scioglimento dei ghiacciai, e di crisi del settore, una fiera come Skipass è come respirare dopo minuti di immersione: una vera boccata d’ossigeno. Un posto dove si incrociano tutte le anime degli sport invernali, soprattutto le due principali: quella degli sciatori da una parte, e quella dei freestyler dall’altra. Due anime accasate nei due padiglioni di Skipass: quello delle stazioni sciistiche, della Fisi, delle grandi case di materiali da sci, e di tutto ciò che ruota attorno alle piste. E l’altro dei negozi di tavole, di abbigliamento largo con dj a tutto volume, di style e di freestyle, e di ragazzi che si esercitano in esercizi di equilibrismo e arrampicata.
Ma i due padiglioni sono comunque un crogiuolo delle due genti, dove lo snowboarder parla con il campione di sci alpino, e il piccolo agonista passando a comprare gli sci nuovi si ferma a vedere i funamboli sulla slackline.
Nel pomeriggio di sabato la fiera è strapiena: mentre la Fisi presenta le squadre nazionali in una sala stracolma di gente, una lunghissima coda di auto si forma dal casello fino alla Fiera per non perdersi la Coppa del Mondo del Big Air in programma alle 18.00. Nel frattempo nei negozi dentro i padiglioni di Skipass non si riesce a girare, e la temperatura diventa più adatta ad un evento di sport tropicali piuttosto che invernali. Ma un significato c’è: vuol dire che il popolo degli sport invernali è vivo eccome, questo è un dato di fatto. E probabilmente la derivata della curva, che ha avuto un andamento parallelo a quella della crisi economica, sta tornando ad essere positiva.