Avete presente quello sguardo pacato ma sicuro di sè, tipico di chi sa bene dove vuole andare? Ecco, incontrando Alessia Medetti, ex Atleta Nazionale di Sci Alpino, si ha subito questa impressione. Alessia, 24 anni, milanesissima, con sacrificio ha raggiunto altissimi livelli nello sci agonistico: pluricampionessa Giovani nel 2012, vanta diverse presenze e piazzamenti in Coppa Europa, diventando presto promessa dello sci alpino azzurro. Ma da qualche anno ha scelto un’altra strada, quella che più desiderava. L’abbiamo incontrata in un bar di Milano, per fare due chiacchiere.
I primi passi
‘Sono nata a Milano e da sempre ci vivo. Da piccola nelle vacanze di Natale e nei weekend mi dividevo tra Bormio e Madesimo, facendo già sci agonistico con lo Sci Club Penna Nera. E non ero un fenomeno, da piccoli i montanari sono molto più avanti, al pomeriggio loro andavano a sciare, mentre io facevo ginnastica a Milano. Si crea subito un gap enorme. E’ però vero che questo non pregiudica affatto la capacità e l’evoluzione nello sci agonistico: in questa fase è molto più importante appassionarsi e coltivare la passione per lo sci. Anche perchè con l’adolesecenza lo sviluppo fisico cambia tutte le carte in tavola, e spesso chi andava forte si blocca, e viceversa (come nel mio caso).’
Il salto di qualità
‘Il salto di qualità l’ho avuto con la categoria ragazzi, quando gareggiavo sempre col Penna Nera. Ma poi crescendo, e con il passaggio agli allievi, ho iniziato ad allenarmi anche con lo Sci Club Lecco, che mi dava maggiori possibilità di allenamento e gare.
E in un determinato momento si capisce che le potenzialità possono portare ad alti livelli. ‘Il passaggio alla categoria Giovani è decisivo se vuoi continuare ad alti livelli nello sci agonistico: Il mio sci club non aveva questa categoria e quindi ho seguito, anche per ragioni di amicizia, la strada dello Sci Club Lecco.’
La preparazione atletica
‘La preparazione atletica è molto importante nello sci agonistico, io da sola non sempre riuscivo a farla, ed è sempre stato il mio tallone d’achille. A Milano non avevo nessuno che mi seguiva atleticamente, quindi tutto era basato sulla mia voglia o non voglia di prendere ed andare in palestra o in bicicletta. E, lo ammetto, non sempre avevo voglia di farlo. Se non hai un allenatore o un motivatore è molto complicato.’
La Nazionale
‘In Nazionale sono entrata nel secondo anno Giovani, sono stata 4 anni in squadra (dalla quarta liceo in avanti). Da fuori può sembrare tutto una favola, ma solo quando la vivi da dentro puoi capire la fatica, l’enorme sacrificio e le difficoltà della vita da sportiva. ‘
Lo studio e gli amici
‘Purtroppo i sacrifici delle continue trasferte e dello studio nei ritagli di tempo mi hanno fatto perdere di vista la frequentazione degli amici milanesi più storici. Essendo polivalente facevo gare in diversi circuiti, qundi ero sempre in giro, con 70/80 giorni di assenza da scuola.
Cacciata dal primo liceo scientifico per le troppe assenze, ho cambiato scuola e mi sono diplomata in tempo e con soddisfazione. Studiare ha comportato molta fatica, sono sempre stata molto metodica e quindi ho sempre portato a casa i risultati con molti sacrifici: guardavo già al futuro, ed ho fatto la scelta di investire comunque nello studio.’
Il ritiro
‘Con la Nazionale sono entrata nel corpo della Guardia di Finanza, ma pensavo già a qualche anno più avanti: non mi vedevo a lavorare nella finanza, e perdipiù intanto le mie amiche a Milano andavano avanti negli studi e nel perseguire la strada che volevano. Ed anch’io desideravo questo. Avevo altre ambizioni nella vita: sapevo che la vita dello sportivo è breve, e mi chiedevo continuamente: ed una volta finita questa parentesi? Ho fatto la scelta di costruirmi un altro futuro, in ciò che più mi interessa: ora studio neuroscienze al San Raffaele, mi piace molto.
I miei genitori hanno capito la scelta solo in parte, mentre i compagni di squadra e il mondo dello sci l’hanno compresa molto poco. Però capisco anche che per chi vuole fare questo nella vita, lasciare una carriera giunta a un certo livello è considerato uno spreco. Ma a me quella vita da sportiva inziava a stare un po’ stretta, avevo ed ho tuttora altri orizzonti. Comunque guardando indietro rifarei tutto, sono contenta delle scelte che ho fatto fino ad ora.’
Gli insegnamenti
‘Lo sport fatto ad alto livello ti insegna la persistenza, la sconfitta, il sacrificio, la perseveranza, il giusto distacco dalla sconfitta e dalla vittoria. Anche adesso in università: sbaglio un esame, mi metto sotto con più impegno e ci riprovo, senza fare tragedie: questo l’ho imparato dallo sport.’
Le nuove generazioni
‘Nelle categorie dei più piccoli vedo molta più esasperazione ed eccesso di agonismo rispetto a quando gareggiavo io. Eppure da piccoli non è importante sciare centinaia di giorni sulla neve facendo pali su pali: io li imposterei solo a sciare nelle vacanze di Natale e nei weekend, aggiungendo una preparazione atletica in settimana. Poi basta, l’importante in questa fase è sviluppare la passione, senza la quale nessuno ha motivo di proseguire nello sci agonistico.
L’altro rischio è quello dei genitori di far sciare i propri figli per ‘parcheggiarli’, ma così non cresce nessuna passione. E i figli se ne accorgono eccome, tanto che giunti a una certa età smettono: chi glielo fa fare di fare sacrifici per accontentare una passione che è dei gentori?’
Il messaggio
‘Lancio questo messaggio a genitori ed allenatori: forse occorre riprendere una sana via di mezzo tra questi eccessi, riportando bambini e ragazzi al divertimento e alla passione per quello che fanno.’
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Condivido ogni tua parola !!! Si sente tutta la tua bellissima esperienza ,e si sente che sei appagata dal tuo passato . Io sono un genitore di una giovane e ne sarei fiero se dovesse fare la tua scelta . Ti faccio i migliori complimenti e in bocca al lupo
Siete super Carlo e l’atleta ⛷⛷⛷cioooo…un papà
Luca, cosa ti ha colpito? Forse il richiamo alla ”passione”?
Brava e complimenti per i risultati che hai ottenuto! E soprattutto condivido il tuo concetto di passione, che stai anche trasmettendo a Giulia e Ricky.
Brava Alessia! Sono proprio contento per te e per la mia Bea!