Come cantava Lucio Dalla, in ‘quegli occhi verdi come il mare’, quelli di Federica Brignone, si può veramente vedere il mare. E infatti Federica il mare lo ama. Non si direbbe, a guardare il suo palmares da campionessa di sci alpino che vanta 8 vittorie in Coppa del Mondo, 24 podi, e una medaglia olimpica.
Eppure lo spirito è quello solare di una ragazza tutt’altro che chiusa, sorridente, che sa godersi la vita fin da piccola, fin da quando a 6 anni si trasferì da Milano ‘in valle’ (la Val D’Aosta n.d.r) con la famiglia.
FEDERICA BRIGNONE E LE GIOVANILI
Sorprende, Federica Brignone, quando si parla del suo percorso nelle giovanili. Poco stress, poca pressione, molta determinazione e molto divertimento: ‘Non ho mai avuto la fissa di diventare una campionessa di sci. Sciavo in sci club perchè c’erano tutti i miei amici, e con loro mi divertivo. Sono gli stessi con cui facciamo una grigliata quando torno a casa.’
‘D’estate, per esempio, fino alla categoria ragazzi non ho mai fatto più di una settimana in ghiacciaio. Poi c’erano solo le vacanze al mare con i miei o al massimo una settimana a Les Des Alpes sempre con la famiglia, ma non mi piaceva troppo sciare con loro. Preferivo i miei amici. Gli allenatori hanno sempre sposato questa filosofia e, anzi, cercavano di calmare quelli che si ‘gasavano’ troppo. Per noi era un divertimento, e oltretutto eravamo un gruppo molto forte sugli sci.’
Ma non nasconde uno spiccato spirito competitivo, ‘quello sì, senza dubbio. Anche quando giocavo a Risiko con la mia famiglia: finiva sempre a carri armatini in aria. Se gareggio, in qualsiasi cosa, voglio vincere.’
‘La mia grande fortuna è quella di essere da sempre stata educata all’amore verso qualsiasi sport, nonostante abbia una mamma campionessa di sci (Maria Rosa Quario, n.d.r.) e un papà Maestro di sci. Fin da piccola ho praticato pattinaggio artistico, ginnastica artistica, atletica, arrampicata… Questo mi ha aiutato a prendere lo sci solo come ulteriore divertimento, anche se la multidisciplinarietà sportiva mi ha dato un fortissimo aiuto a vincere in seguito sugli sci. Non ho mai avuto un gran fisico, ma sulla coordinazione e sull’equilibrio sono sempre stata fortissima, e questo è stato fondamentale.’
LO SCI GIOVANILE DI OGGI
‘Oggi negli sci club è diverso, c’è molta più programmazione e serietà nella preparazione, si fanno anche 50 giorni di sci in estate e l’impostazione è più di tipo semi-professionistica. Non so se è meglio o peggio. Da un lato sicuramente è positivo, ma ci sono anche dei rischi. Il primo è quello di esagerare, e a tirare troppo la corda poi i ragazzi si stufano. Poi noto poca multidisciplinarietà nella preparazione, ma chi fa solo sci è poi limitato nella coordinazione e nella gestione del corpo. E infine spesso la preparazione atletica è ben programmata sulla carta, ma poi viene fatta male, soprattutto dai più giovani.’
‘In adolescenza c’è sempre un periodo di crisi, in cui si vuole mollare tutto. A me successe al primo raduno in Nazionale C: non ero a mio agio, ero la più giovane e mi mancavano i miei amici. chiamai mia mamma dicendole che volevo tornare. Lei mi rispose che potevo tornare, però avrei dovuto prendere il treno e tornare indietro, ed avvisare in Fisi che non investissero più su di me. Ci ho ripensato e sono rimasta…’
FEDERICA BRIGNONE E LE PAURE
Come in tutte le carriere sportive, arrivano gli infortuni, e le paure. ‘L’infortunio ti fa rendere conto di quanto tieni veramente a ciò che fai: spesso capiamo di amare veramente le cose che facciamo quando non possiamo praticarle. E inoltre ti permette di stare di più con famiglia e amici. E molti atleti proprio per questo poi non hanno più voglia di tornare, chi glielo fa fare? Io però vedevo le gare in tv e volevo buttarmi giù dal cancelletto, era più forte di me, non stavo nella pelle.
Il problema però è quando si torna sugli sci, con mille paure in testa: riuscirò a tronare come prima dell’infortunio? Riuscirò a recuperare il gap con le altre atlete? Avrò la stessa determinazione in pista?’
‘A fine 2015 mi sono detta: o faccio il salto adesso, o lascio tutto. Ero comunque nelle top 10 in gigante, ma non mi bastava. Volevo tornare a divertirmi, a godere dello sci e a vincere di più. Ho preso un preparatore atletico personale (Federico Colli, n.d.r.) e un mental coach, e ho impostato un lavoro metodico con loro, con tutti i crismi del caso. E infatti sono arrivata a Soelden e ho vinto la prima gara: non è stato un caso (clicca qui per rivedere la gara Soelden 2015). Questa sistematicità di lavoro mi ha dato un metodo e una motivazione ulteriore. La parte mentale poi la trascuriamo spesso, invece è fondamentale per noi atleti.
FEDERICA BRIGNONE E MILANO
Rimane un pezzo di cuore sotto la Madonnina, anche se ‘il legame con Milano è recente. Da quando mi sono trasferita in Val D’Aosta a 6 anni fino ai 20 anni non sono mai tornata più di tanto. Ora torno molto di più, per allenarmi (il suo preparatore atletico è spesso a Milano nella stagione estiva) e per gli impegni extra. Inoltre i miei nonni abitano lì, e uso la loro casa come base di appoggio. Mi piace la vivacità di Milano e come sta cambiando: offre tanto ed è viva. Amo girarla in bici, odio la macchina e i parcheggi.
Inoltre Federica Brignone ha trovato in città un’amica speciale, figli di amici di famiglia, con la quale condivide tutte le uscite più ‘mondane’, cui lei è poco abituata. ‘Mi aiuta a vivere Milano e a far emergere il mio lato più…femminile’.
IL MESSAGGIO DI FEDERICA BRIGNONE
Un messaggio per i nuovi atleti dello sci. ‘Provateci ma non mollate ai primi problemi. Lo sci è uno sport difficile: se trovate però una motivazione e un divertimento per andare al di là del limite, raggiungerete i vostri risultati, personali prima che sportivi. Questo è il bello dello sci, ve lo assicuro.’
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