Errori, occasioni di apprendimento

Di Valentina Penati

L’errore è qualcosa da evitare.

L’errore deve essere punito.

L’errore comporta necessariamente un giudizio negativo su di sè.

In un’epoca votata al successo e al risultato “tutto e subito” l’errore, semplicemente, non è ammesso. E con questa convinzione molti di noi sono cresciuti e buona parte dei ragazzi di oggi sta crescendo.

Fin dalla scuola viene segnalato l’errore con la minacciosa penna rossa, spesso omettendo la spiegazione dell’errore stesso o dimenticando di fornire gli strumenti perchè non si commetta più quello sbaglio. Hai sbagliato e te lo segnalo, punto. Con la penna rossa, che risalta di più.

Pretendiamo di saper fare bene e subito qualsiasi cosa e quando commettiamo uno sbaglio lo viviamo come una tragedia, non concedendoci e non concedendo la legittima possibilità di sbagliare. Ma non perchè non c’è stato impegno, ma perchè l’apprendimento è questo. L’apprendimento è passare attraverso gli errori, le cadute e le battute d’arresto. Come sarebbe possibile apprendere se non si facessero errori? Dal momento che non nasciamo conoscendo e sapendo fare già tutto, e che anche quando pensiamo di conoscere e saper fare tutto siamo solo all’inizio (un certo Socrate diceva “So di non sapere”), l’errore rappresenta l’occasione per confrontarsi con ciò che ancora non si padroneggia.

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Fattore positivo

L’errore segnala che una certa cosa non la conosco o non la so fare, ma questo non significa che sono inchiodato lì nella mia incompletezza. L’errore mi segnala che c’è uno spazio di apprendimento e di crescita. Qualcuno ora potrebbe dire “ok, ma sbagliare perchè non sai o non sai fare una cosa è un conto, ma sbagliare per distrazione o mancanza di concentrazione è un altro discorso!”. Vero, qualitativamente sono errori diversi ma in entrambi i casi c’è un vuoto di competenza. L’errore commesso per distrazione ci dice che quella persona ha margini di miglioramento sulla concentrazione e sull’attenzione sostenuta e su quello si può lavorare.

Dire a un ragazzo, un atleta ad esempio, “hai sbagliato quel passaggio perchè non sei stato attento, sei sempre il solito distratto” non è in alcun modo informativo. Nè lascia spazio alla crescita e, anzi, suona come una bella ramanzina. Dire invece “hai sbagliato quel passaggio perchè hai avuto un calo attentivo. Dobbiamo lavorare sulla tua attenzione, per renderla continua tutto il tempo della prestazione” è un feedback che ha tutt’altro sapore e apre alla possibilità di una crescita piuttosto che appiccicare l’etichetta di “disattento”.

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I nostri migliori amici

Non poter sbagliare perchè, come dicevamo, l’errore non è ammesso, genera una pressione schiacciante che non fa altro che condurre a un fallimento della prestazione. Questo tipo di approccio, votato all’evitamento dell’errore, innesca un circolo vizioso improduttivo che porta a una focalizzazione su ciò che non va fatto ma che non da’ alcun tipo di orientamento su ciò che invece va fatto. Ripetersi “non sbagliare, non sbagliare, non sbagliare” agisce a livello emotivo incrementando i livelli di arousal e a livello cognitivo portando l’attenzione esattamente laddove non deve andare (e cioè sull’errore) distogliendola da ciò che invece va fatto. Siccome Emozione + Pensiero = Comportamento, allora eccessivo arousal + pensiero disfunzionale = comportamento improduttivo.

Meglio dunque accogliere gli errori come parte del processo piuttosto che evitarli o scacciarli, e farli diventare i nostri migliori amici, perché hanno molto da insegnarci.

Allenamento, il prezzo di rinunciarci

Di Valentina Penati

Non è un capriccio. Non è una presa di posizione. E non è nemmeno incoscienza o negazionismo.

In questi giorni stiamo ballando la danza dell’attività sportiva SI/attività sportiva NO in relazione all’emergenza sanitaria dovuta all’aumento dei casi di Coronavirus.

E dopo aver messo a terra (sulla neve?!) diverse soluzioni e modelli per la garanzia della dovuta sicurezza degli atleti, il mondo dello sport si trova davanti a un nuovo stop. Per carità, nessuno nega l’emergenza e la gravità della situazione italiana e mondiale, ma forse piuttosto che bloccare e fermare tutto si dovrebbe fare sistema e attuare soluzioni. Soluzioni peraltro in buona sostanza già attuate, perchè mi pare non ci siano evidenze di focolai nei contesti sportivi.

E, ribadisco, non è una presa di posizione. Ma un ragionamento che va nella direzione della garanzia di un bisogno che, al pari di quello della cura e della salute, ha una primaria dignità a livello giovanile: quello della formazione. Una formazione globale che tange aspetti quali l’impegno, la costanza, il sacrificio, l’adesione alle regole, lo sviluppo delle competenze relazionali e la cura della salute fisica e psichica. Tutti aspetti che costruiscono la personalità, il carattere e la cultura interpersonale dei ragazzi.

Il significato dell'allenamento

La possibilità di allenarsi e di praticare la propria disciplina sportiva non ha solo una natura e una giustificazione puramente motoria. L’allenamento ha un significato molto più ampio e profondo. L’allenamento è l’attualizzazione di un sogno che si è evoluto in obiettivo. Ha in sé il potenziale di tracciare la strada che dal sogno conduce verso l’obiettivo prefissato. Un sogno e un obiettivo che in questo tempo sospeso faticano a trovare spazio, a materializzarsi e, in alcuni casi, anche solo a essere pensati. In questo senso l’allenamento trasforma ciò che si idealizza in un progetto incarnato, fatto di tappe intermedie, di cadute, di pali in faccia e di curve ben tirate. Avere un obiettivo in questo momento è un lusso, non acquisito per diritto di nascita, ma scelto, identificato e costruito nel tempo. Nonostante tutto.

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Quale obiettivo?

Che poi, che ci si creda o no, non immaginiamo che per i nostri ragazzi l’obiettivo sia necessariamente quello di diventare atleti vincenti. Quello è il dato fenomenologico, più immediatamente verbalizzabile, ma che sottende bisogni che si muovono su di un piano (non ancora) consapevole, come è giusto che sia. Per i nostri ragazzi, fortunatamente (e in questo dovremmo imparare da loro), l’obiettivo è molto più sfaccettato. L’obiettivo dei giovani atleti è principalmente quello di esserci, di affermasi in e attraverso quello che si fa. Ed è quello di sentirsi competenti, di costruire la propria efficacia percepita e di sviluppare strategie che permettano l’attivazione dei processi di adattamento e di realizzazione personale. L’obiettivo è anche quello di essere parte di un gruppo, ossia, in termini psicologici, di identificarsi in un contesto sociale in cui sentono di poter esprimere e, al contempo, articolare la propria identità e la narrazione di se stessi nel mondo.

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Dal pensiero all'azione

E tutto questo passa attraverso il fare. Fare allenamento. Allenarsi, diciamocelo, non è una passeggiata di salute. Richiede continuità, impegno, tenuta fisica ed emotiva. Dimensioni che se trovano spazio, contesto e interlocutori, vanno a consolidarsi e a organizzarsi entro strutture di personalità armoniche, solide e resilienti.

Negare le possibilità di allenamento corrisponde a sbriciolare i sogni e gli obiettivi di una generazione che ha avuto in sorte questi tempi difficili. A tale generazione dobbiamo un risarcimento che non potrà certamente concretizzarsi nella restituzione di un tempo perduto, ma nell’offerta di possibilità alternative, certamente meno libere del passato, ma rispettose delle tanto naturali quanto preziose esigenze evolutive.

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7 domande frequenti sullo sci club agonistico

Se state leggendo questo articolo significa che avete pensato (o state pensando) almeno una volta di iscrivere vostro figlio/a ad uno sci club agonistico. Lui/lei ve lo chiede da tempo, ama sciare, e gli piacerebbe poterlo fare sempre, ogni weekend. E non vede l’ora, un giorno, di poter fare le gare, di buttarsi tra i pali nella corsa contro il cronometro.

Ma avete sentito in giro tante cose sulla pratica dello sci alpino agonistico, e le idee non sono chiarissime.

E’ vero, intraprendere l’attività agonistica nello sci alpino è un cammino impegnativo e faticoso, bisogna saperlo. Ma, per chi ha la passione, può essere pieno di soddisfazioni e diventare un percorso di crescita veramente straordinario. I motivi per cui lo sci alpino agonistico è uno sport formativo sono innumerevoli, gli 8 principali li puoi scoprire qui.

Va da sè perciò che nell’approcciare uno sport così impegnativo le domande che sorgono sono tante, sia nei ragazzi che nei loro genitori. L’impegno richiesto, il costo, il tempo… e lo studio?

Cerchiamo di rispondere alle 7 domande più frequenti.

1) Che livello di impegno è richiesto?

L’impegno richiesto da questo sport è molto alto. E’ uno degli aspetti educativi dello sci agonistico: se vuoi raggiungere soddisfazioni, e non solo a livello di risultati, occorre impegno, sacrificio, resilienza, e tanta passione. Ma il tutto verrà ampiamente ripagato.

La stagione agonistica inizia a giugno, con allenamenti estivi e autunnali fino a novembre: in parte in ghiacciaio sugli sci, e in parte di preparazione atletica (vedi domanda n. 5). Soprattutto in questa stagione, la lontananza da casa e la convivenza stretta con i compagni fanno dello sci alpino, al contrario di quanto possa sembrare, uno sport di squadra a tutti gli effetti.

A dicembre si apre poi la stagione invernale, con allenamenti (almeno) ogni weekend in preparazione alle gare, che solitamente sono concentrate tra gennaio e marzo.

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2) Come si concilia l’impegno agonistico con lo studio? Si fanno molte assenze a scuola?

La scuola è sicuramente uno dei temi caldi per chi pratica sci agonistico. Tra viaggi, trasferte, allenamenti, e qualche gara (o allenamento) infrasettimanale, il tempo rimanente non è poi molto. Eppure proprio questo è uno degli aspetti più educativi dello sci agonistico: sfidare il ragazzo a mantenere un certo equilibrio tra sport e scuola, cercando di sfruttare ogni momento libero per portare avanti gli studi. E’ una responsabilità e una dote che pochi ragazzi acquisiscono, al di fuori dello sport, e soprattutto di questo sport.

Imperativo: non perdere tempo, mai

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3) Che tipo di allenamento è richiesto durante la settimana?

Chi abita nelle località di montagna può allenarsi anche durante la settimana, dopo la scuola. Molti sci club lo propongono, ma per chi vive lontano ciò è praticamente impossibile. Durante la settimana quindi il consiglio è quello di praticare altri sport, almeno fino alla categoria children, e di mantenere la forma fisica con un programma di preparazione atletica, soprattutto per le categorie più alte.

L’obiettivo è quello di allenare il fisico sulla coordinazione e sull’adattamento a qualsiasi condizione e stimolo, per poi più avanti lavorare anche sul potenziamento muscolare. La multidisciplinarità è un aspetto ritenuto sempre più importante, non a torto, dai più grandi preparatori atletici.

4) Quante gare si fanno nella stagione invernale?

Il numero di gare in inverno dipende di nuovo dalla categoria e dal tipo di circuito in cui si gareggia. Nei circuiti Fisi provinciali si possono fare fino a 10 gare tra gare di Circoscrizione, Provinciali, Pinocchio, eventuali Regionali, etc, ma nella categoria giovani si può arrivare anche fino a 50 gare a stagione.

Fino alla categoria Pulcini si gareggia soltanto in slalom e gigante, dai children viene aggiunta anche la velocità con i SuperG.

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5) Come ci si allena in estate?

Come anticipato al punto 1, in estate si alterna preparazione atletica ad allenamento sugli sci in ghiacciaio. Dove? Stelvio, Cervinia e Les Deux Alpes i ghiacciai più gettonati, ma anche Saas Fee in Svizzera o, per allenamenti mirati di slalom, le strutture al coperto di Amneville in Francia o Landgraaf in Olanda.

La giornata di allenamento in estate è più spostata verso la mattina presto, quando si possono trovare condizioni di neve migliori, per terminare verso ora di pranzo e continuare nel pomeriggio con attività sportive di altro tipo.

Quanti giorni è bene sciare in estate-autunno? In generale più si scia e meglio è, senza però mai esagerare, soprattutto con i più piccoli: lo sci estivo-autunnale è un po’ più stressante di quello invernale per le condizioni che si trovano e la fatica che si fa ad andare in ghiacciaio (alta quota, lunghe funivie, orari anticipati, etc etc).

Mediamente si consiglia comunque almeno una ventina di giorni di allenamento in estate, per mantenere la forma fisica (soprattutto per i più grandi), aiutati anche dall’alta quota, e per lavorare sulla tecnica senza l’incombenza delle gare. Il numero di giornate può essere più basso per i cuccioli (tra i 10 e i 20 giorni), e più elevato per le categorie più alte (per i giovani si può arrivare anche a fare 30-40 giorni).

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6) Quanto costa partecipare a uno sci club agonistico?

Lo sci, lo sappiamo, è uno sport costoso già a livello turistico. L’attività agonistica, di conseguenza, ha costi piuttosto elevati se comparati con altri sport. Ovviamente tali costi sono variabili a seconda del tipo di sci club, della località, della distanza dalle piste, etc etc.:

  • Iscrizione allo sci club: può variare tra i 2000 € e i 4000 € a seconda della categoria e del tipo di proposta agonistica. Trasporti in località esclusi.
  • Attrezzatura: anche qui dipende dalla categoria, ma tra sci, scarponi, divisa ed accessori vari la spesa annuale può variare dai 1.000 € ai 2.000 €.
  • Skipass stagionale: dipende dalla località dove si fa base, ma in generale uno stagionale per atleti tesserati FISi può variare dai 400 ai 600 €, a seconda anche della Regione e della validità territoriale.
  • Hotel: le trasferte sono molte, soprattutto se non si abita in località. Inoltre la stagione estiva richiede comunque per forza di cose di alloggiare fuori. Il costo per i pernottamenti può variare dai 1.000 € ai 3.000 € a seconda della prima variabile in gioco….

Come visto i fattori sono molti: a seconda della categoria e della lontananza dalle montagne una stagione completa di sci club può costare dai 4.000 € ai 9.000 €.

7) E’ possibile conciliare lo sci agonistico con altri sport?

La storia recente ci insegna che esistono grandi campioni che eccellono in più sport, e non potremmo non citare Ester Ledecka, campionessa sia di sci che di snowboard. Sono ovviamente casi molto particolari, perchè se già è difficile eccellere in uno sport, figuriamoci in due…

E’ però vero che praticare altri sport aiuta molto, anche se più si alza il livello più è difficile trovare il tempo per allenarsi in entrambi.

In generale, comunque, tanti sciatori da giovani hanno praticato anche un altro sport ad ottimi livelli (p. es. Manfred Moellg o Riccardo Tonetti), e ciò significa che durante la settimana è possibile portare avanti anche un’altra attività sportiva.

Il consiglio è comunque quello di dare priorità ad uno sport, con la possibilità di praticarne un altro in settimana di supporto al principale, senza però mai tralasciare il tempo giusto per lo studio…

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6 occasioni da non perdere per uno sportivo durante la quarantena

E’ vero, stare costretti a casa per molto tempo in quarantena è un sacrificio, ed in questo momento tutti dobbiamo farlo. Ed è faticoso, soprattutto quando le giornate fuori si allungano, la primavera arriva, il sole splende e la temperatura si fa più mite. Ma, come si dice, non tutto il male vien per nuocere. Ogni circostanza può essere un’occasione per fare, scoprire, imparare cose nuove e diverse, quarantena non esclusa. E poi ormai lo stiamo imparando: no pain no gain.

Ecco allora una semplice mini-guida di cose che puoi fare durante la quarantena, così da non perdere troppo tempo inutile su internet o davanti al vuoto (spesso) televisivo.

1. Continua ad allenarti

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Tutti i centri sportivi e le località sciistiche sono chiuse, lo sappiamo. Anche fare attività all’aperto è sempre meno consigliato, potrebbe veicolare il virus nell’incontro con qualche altro sportivo. Ma nessuno ti impedisce di allenarti in casa. Tutti gli sportivi di professione si sono attrezzati per allestire una piccola palestra in casa. Non tutti però possono permetterselo, per motivi di soldi o di spazio. Ma c’è una buona notizia: si può comunque mantenersi in allenamento anche senza attrezzi, o comunque con il minimo indispensabile!

Prima di iniziare è importante decidere quanto tempo dedicare all’allenamento giornaliero, in base alla propria età e al proprio livello fisico/sportivo, e ovviamente vestirsi adeguatamente (non approcciare un allenamento in jeans o in pigiama…!). E, ovviamente, ricavarsi uno spazio in casa o in giardino grande abbastanza per svolgere l’allenamento.

Quali esercizi svolgere? Per chi fa parte di uno sci club o di una squadra sportiva, il consiglio è quello di farsi fare una scheda personale dal proprio allenatore o preparatore, che sicuramente conosce bene il tuo livello fisico e sportivo e può consigliarti così il giusto lavoro da fare a seconda degli obiettivi da raggiungere per l’estate.

Se invece non fai parte di nessuno sci club club o squadra, su youtube potrai trovare un’enorme varietà di esercizi da svolgere in casa. Prima però di aprire il primo video che ti capita, capisci bene qual è il tuo obiettivo per le prossime settimane (cardio, potenziamento, rapidità, perdita di peso, etc etc), e poi cerca i video con gli esercizi utili per il tuo obiettivo.

2. Leggi

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Viviamo purtroppo in un’epoca, quella digitale, che sta erodendo piano piano la passione per la lettura, soprattutto in Italia. Eppure la lettura rimane senza dubbio il modo più importante per imparare, svagarsi, ed apprendere dagli altri. Quale occasione più interessante come la quarantena per riprendere in mano un libro?

Sarebbe infinito l’elenco dei titoli da consigliare, anche perchè i generi sono innumerevoli.

Ci permettiamo solo di citarne alcuni in tema sportivo:

3. Studia e formati

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Le scuole sono chiuse: se da una parte molti studenti esulteranno per questa situazione, c’è un alto rischio di perdere mesi preziosi di lezioni e formazione. L’invito è quindi, ovviamente, quello di studiare, secondo le indicazioni che maestri e professori stanno cercando di impartire online a distanza.

Oltre allo studio di ciascuno, viviamo in un’epoca in cui l’accesso alla formazione online è ormai molto facilitato. Anche qui i temi dosponibili sono innumerevoli, e molte anche le piattaforme che offrono corsi online (sia gratuiti che a pagamento). Ne citiamo solo alcune, che spaziano in aree diverse:

Per gli appassioanti di sci inoltre questo potrebbe essere un ottimo momento per rivivere (o, per i più giovani, scoprire) le imprese sportive del passato. Dalla Valanga Azzurra ad Alberto Tomba, passando per Deborah Compagnoni, Isolde Kostner, l’oro di Razzoli e tantissimo altro ancora, e non solo degli atleti italiani. Su Youtube trovate tantissimi video di gare del passato; dopotutto, anche questa è formazione…

4. Chiama gli amici

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Non possiamo uscire, non possiamo vederci di persona ed abbracciarci, come facciamo di solito. Ma possiamo comunque incontrarci online. Anche qui ci viene incontro la tecnologia. Datevi appuntamento e fate chiamate di gruppo con i vostri amici, non tralasciate i rapporti interpersonali. Videochiamatevi, raccontatevi quello che state facendo, condividete la vita quotidiana e divertitevi.

Le piattaforme per videochiamarsi sono moltissime: su whatsapp si può collegarsi fino a 4 persone contemporaneamente, altrimenti si possono usare altre piattaforme come Hangouts o Zoom.

La solitudine è uno dei grandi mali di questo tempo, e questa quarantena ha l’effetto collaterale di amplificarla ancora di più. Per questo è importante coltivare le amicizie e, perchè no, stare in famiglia approfondendo i rapporti famigliari: un’altra occasione da non perdere…

5. Cucina e mangia sano

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Nella normale vita frenetica di tutti i giorni è difficile scegliere i pasti e i cibi giusti, quelli che più ci fanno bene. Spesso siamo obbligati a mangiare fuori, in un bar o in un fast-food, magari un panino veloce o un hot-dog.

Questo tempo di quarantena è quindi una grande occasione anche per tornare a mangiare sano e bene, ed un’opportunità per cucinare cibi e piatti che di solito non riusciamo a preparare. Il tempo c’è, gli ingredienti pure, cosa ci manca? Se avete bisogno di idee e spunti anche qui il web ci viene in soccorso con corsi, video, ricette, tutorial e molto altro.

6. Guarda un bel film

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Siamo bombardati ovunque da contenuti video, serie tv, programmi televisivi etc. etc. ma niente come un bel film a volte può aiutarci a staccare e rilassarci, soprattutto alla sera. Anche qui i titoli da consigliare potrebbero essere innumerevoli, ci permettiamo solo di consigliare qualche grande classico sempre con tema sportivo:

  • Cool Runnings – Quattro sottozero (1993) – Una squadra giamaicana di bob alle Olimpiadi? La commedia diretta da Jon Turtletaub si ispira alla storia vera del team che si cimentò nell’impresa di qualificarsi per i giochi invernali di Calgary del 1988.
  • Major League (1989) – La squadra di baseball dei Cleveland Indians, con “campioni” dal pedigree discutibile e un allenatore di scarsa esperienza, comincia il campionato nel peggiore dei modi. Ma si riscatterà.
  • L’arte di vincere (2011) – Il lato matematico dello sport. Il general manager degli Oakland Athletics si affida a un giovane economista e al suo metodo statistico per scoprire i talenti da acquistare per il suo team.
  • Ogni maledetta domenica (1999) – Al Pacino è Tony D’Amato, l’allenatore dai metodi un po’ “retrò” dei Miami Sharks, squadra che versa in condizioni non propriamente esaltanti, anche in seguito all’infortunio dell’asso Jack “Cap” Rooney. Ma le cose sono destinate a cambiare.
  • Rush (2013) – Il confronto in pista e fuori tra Niki Lauda e James Hunt. Due campioni senza tempo del mondo della Formula 1, protagonisti di una rivalità storica.
  • Fuga per la vittoria (1981) – Seconda Guerra Mondiale, i nazisti organizzano un incontro di calcio tra i prigionieri di un campo di concentramento e una squadra di militari tedeschi, cercando di utilizzare la partita a fini propagandistici.
  • Million dollar baby (2004) – Il burbero Frankie Dunn (Eastwood) gestisce una palestra di second’ordine. Deluso dopo l’abbandono del suo allievo migliore, si ritroverà, in principio riluttante, ad allenare una determinata ragazza di nome Maggie, che rivelerà ben presto di avere un enorme potenziale.
  • Invictus (2009) – Sudafrica, Nelson Mandela ha l’obiettivo difficilissimo di riavvicinare i bianchi afrikaaner con la popolazione a maggioranza nera. Trova una via nel rugby….
  • Miracle (2004) – È la storia della squadra statunitense di hockey su ghiaccio allenata da Herb Brooks, che vinse la medaglia d’oro alle Olimpiadi invernali del 1980, sconfiggendo la favorita squadra sovietica.

Infine un’ultima raccomandazione: programmate la vostra giornata, non lasciatela al caso. Anche se siete a casa in quarantena liberi da impegni, datevi degli orari cui corrispondano delle attività, e cercate di rispettarli. Questo vi aiuterà a non farvi vincere dalla pigrizia, e a mantenere alto il livello di attenzione per non sprecare questo tempo così prezioso.

Come diceva Mark Twain: “Tra vent’anni sarai più dispiaciuto per le cose che non hai fatto che per quelle che hai fatto. Quindi sciogli gli ormeggi, naviga lontano dal porto sicuro. Cattura i venti dell’opportunità nelle tue vele. Esplora. Sogna. Scopri.” Perchè quella che stiamo vivendo, nonostante tutto, è una grande opportunità…

Perchè uno sci club è bene che lavori… di testa

E’ un weekend di brutto tempo quello del 21-22 dicembre 2019. Valentina Penati, psicologa con specializzazione nello sport e collaboratrice di Milano Ski team, sale con il pulmino dello sci club per seguire un weekend di allenamento a Chiesa Valmalenco. Vuole conoscere i ragazzi, stare con loro, scoprire chi sono e cosa pensano. L’obiettivo del weekend è quello di capire dove e come lavorare sulla loro parte più ‘interiore. Il weekend infatti fa parte del nuovo progetto dello sci club Into the Mind’, progetto che ha lo scopo di fornire un supporto personale a ragazzi, allenatori e genitori sugli aspetti che riguardano la mente: la motivazione, le relazioni, l’affronto delle difficoltà, la comunicazione, e molto altro.

Osservazione

La mattina di sabato purtroppo il meteo non permette quasi di uscire dal rifugio alla base degli impianti, si attende. E’ l’occasione per Valentina di iniziare ad entrare in rapporto con i ragazzi, creare un dialogo. Da quelli più piccoli, di 9 e 10 anni, fino ai più grandi, ormai maggiorenni o quasi. Storie e vite diverse, personalità differenti: ci vuole tempo, dialogo e convivenza per conoscere, osservare, domandare.

Finalmente verso ora di pranzo si sale, ma le condizioni rimangono difficili: visibilità quasi nulla e pista non battuta. Non è facile allenarsi in queste condizioni: gli atleti dello sci club sciano in difesa, sembra loro di non portare a casa nulla. Valentina li osserva, guarda cosa fanno, come si preparano, cosa si dicono.  Ascolta i loro discorsi: non mancano le lamentele per le condizioni, per la pista, per la visibilità; ogni cosa sembra storta.

In quel momento non ho detto niente, ho solo osservato. E prima di iniziare ho fatto fare loro un lavoro sulla respirazione. E’ uno strumento importantissimo in fase di preparazione, soprattutto quando si è in tensione per qualcosa. La respirazione, se fatta in un certo modo, abbassa le attivazioni ansiose, aiuta a gestire al meglio il ‘tempo invisibile’, ovvero quello che non è occupato dalla gara o dal gesto atletico.’

Durante l’allenamento Valentina prende nota, inizia ad associare i nomi dei ragazzi alle loro facce, che dopo tutto vede per la prima volta. Osserva tutto, annota tutto, cerca di ricostruire e di associare ai volti reali i commenti ricevuti nei giorni prima dall’allenatore. Tutto lavoro che le servirà per il pomeriggio.

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Dialogo

Perchè il pomeriggio, al ritorno in hotel, si passa ai colloqui individuali. Un misto di curiosità e di timore per i ragazzi, tanta aspettativa per Valentina.

Con i piccoli è stato abbastanza rapido, hanno parlato meno come è normale che sia. Sono usciti comunque spunti interessanti, ma la semplicità tipica della loro età non permette ancora di entrare ad un certo livello di profondità, è normale. Con i più grandi invece si sono trattate tematiche più complesse, che sono andate anche oltre lo sport.

E’ l’occasione di un confronto, e in un dialogo individuale è più facile tirare fuori la propria personalità, fino ad arrivare alle paure o alle preoccupazioni più personali. C’è chi esterna le proprie paure sportive, di carattere anche tecnico ma non solo, chi invece è cosciente che il proprio pensiero è da un’altra parte, al di là dello sci.

Escono piano piano anche i lati più faticosi di ciascuno, ma anche quelli più forti: l’eccessivo perfezionismo, che porta a essere troppo duri con se stessi, o per altri la distrazione, che non permette di focalizzarsi sul momento, di concentarsi su ciò che si sta facendo.

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Obiettivo

Per ognuno di loro viene quindi individuato un obiettivo (di carattere mentale) su cui lavorare durante la stagione. A volte tale obiettivo ha un aspetto più ‘procedurale’: ‘per alcuni semplicemente ci siamo prefissati di lavorare sulla preparazione in partenza. Ho osservato che spesso non si concentrano, parlano tra di loro del più e del meno. Invece la concentrazione prima di ogni giro è fondamentale, per cercare di ricavare il massimo da ogni discesa.’

Per altri invece si lavora più in profondità sulla motivazione e sugli aspetti più positivi su cui lavorare durante i periodi più difficili: ‘Per esempio riprendere le ragioni ed i motivi per cui il ragazzo fa parte dello sci club e per cui sta facendo sacrifici lo aiuta a superare quei pensieri più negativi che a volte sorgono e che possono essere anche motivo di blocco’.

Già il giorno seguente si lavora su quanto detto il giorno prima. Si cerca di stare attenti a uno o due aspetti evidenziati durante il colloquio, di fare tesoro e mettere già in pratica quanto detto. E’ un lavoro, forse più un cammino, quello dell’analisi della propria mente. E non è privo di fatiche.

I ragazzi si mettono in gioco, provano a ‘mettere a terra’ quanto detto il giorno prima. C’è chi prova la respirazione prima del giro di allenamento, chi cerca un momento per sè e guarda il tracciato, cercando di concentrarsi totalmente su di esso.

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Allenatori

Valentina riporta poi gli aspetti principali agli allenatori. E’ importante che sappiano quello che stanno vivendo i loro ragazzi, sempre nella discrezione e nel rispetto di ognuno. Con loro si lavora sulla comunicazione.

Ho dato loro rimandi legati principalmente alla comunicazione, sia in termini di quantità che di forma. Per esempio ho notato che nel correggere i ragazzi spesso fanno rientrare nella correzione il cosa non fare”. Il “non” nella comunicazione può essere una parola pericolosa, perché il nostro cervello non ammette la negazione. E nel momento in cui ti forzi a non pensare a una certa cosa, di fatto l’hai già pensata per poterci tirare una croce sopra (se ti dico di NON pensare a un elefante, qual è la prima cosa a cui pensi??). Occorre quindi fornire più correzioni in senso affermativo che sono realmente informative e in grado di indirizzare i comportamenti. Sul piano della quantità è necessario trovare un balance, per non andare a sovraccaricare i ragazzi di informazioni e al contempo fornirgli tutti gli spunti necessari per correggersi. Per quanto riguarda invece la dimensione relazionale, è importante spingere su quelle tematiche che a volte rimangono nascoste, come determinate paure, soprattutto con i più piccoli, facendole emergere per poterle poi affrontare ed evitare che rimangano latenti

Valentina torna a casa con loro sul pulmino dello sci club domenica pomeriggio, è convinta che questo momento si stato molto utile per ragazzi e allenatori: sono saltate fuori cose significative per ognuno. In un prossimo incontro si potrà lavorare in maniera più dettagliata su alcuni aspetti, andando avanti con i colloqui personali, momento di vero dialogo e di libero confronto.

Lavorare sulla mente è fondamentale. In questi giorni mi sono resa conto che si può fare molto, e che in un dialogo si può veramente crescere su molte cose. Non solo per migliorare la performance sportiva, che comunque è un obiettivo, ma soprattutto per crescere nella personalità e nella serietà con ciò che si sta facendo. Insomma, per crescere e diventare uomini e donne.’

Perchè in Coppa del Mondo arrivano in pochissimi, ma diventare uomini e donne è la strada di tutti…

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Luisa Bertani: da Milano alla Coppa del Mondo è possibile!

sci club milano Luisa Bertani
sci club milano Luisa Bertani

E’ milanese doc, zona stazione Centrale, Luisa Bertani classe ’96. Eppure la semplicità, la trasparenza e la genuinità che trasmette quando si parla con lei sembrerebbero quelle tipiche della gente di montagna. Ed in effetti nella sua storia c’è anche molta montagna, ed il suo accento particolare, un misto di varie parti di zone alpine, in qualche modo lo conferma.

La mamma di Luisa Bertani ci aveva visto giusto all’inizio del nuovo secolo quando, vedendo l’atteggiamento alla prima gara della figlia, la gara sociale dello Sci Club Cervino-Valtournanche, aveva capito che la bambina era fatta per quello sport: ‘aveva visto come mi concentravo, come mi preparavo, quanto ci tenevo, e quanto mi piaceva tutto questo!! E infatti per tutti i baby e cuccioli sono stata la seconda in Val D’Aosta, risultato non facile per una cittadina.’

Quindi il passaggio all’Equipe Limone nei children: ‘era una realtà più strutturata, con una programmazione seria anche durante l’estate, ed un ambiente più equilibrato e professionale. In effetti tutto ciò servì, perchè al secondo anno ragazzi feci una grande stagione: seconda al Pinocchio nazionale, prima e seconda al Topolino nazionale, terza agli italiani di gigante, ed altri ottimi risultati ancora.’

sci club milano Luisa Bertani

Luisa e la scuola

Il tutto frequentando la scuola tedesca di Milano, con ottimi risultati ma non senza problemi: ‘A scuola, nonostante non fossi madrelingua tedesca, come invece tutti i miei compagni, andavo molto bene in tutte le materie. Eppure in terza media mi dissero che non potevo più fare quelle assenze (facevo anche 30 giorni di assenza all’anno): ci rimasi male ma potevo capirli.’

A quel punto Luisa Bertani decide, insieme ai genitori, di iscriversi alla Scuola Superiore Sport Invernali di Malles (BZ): ‘lì studiavo ragioneria, e potevo allenarmi quanto volevo. E’ stata un’esperienza molto interessante e non senza fatiche: il tedesco che si parla in Alto Adige è molto diverso, ho dovuto riadattarmi alla lingua e quindi ricostruire il rapporto con tutti i compagni. Ma alla fine sono entrata nel gruppo, lì le persone sono più semplici, come piacciono a me.’

Purtroppo però dal punto di vista sciistico fa diversi passi indietro: ‘non avevo più risultati importanti, non riuscivo ad evolvere: ero bravina ma non bravissima, ero una delle tante. Alla fine delle superiori volevo smettere con le gare e fare il Corso Maestri.’

Luisa e gli infortuni

Ma proprio in quel momento, tramite conoscenze, viene in contatto con Corrado Castoldi, allora allenatore di Roberto Nani durante il suo periodo migliore: ‘Con Corrado sono tornata quasi subito ad avere risultati. Con lui si lavorava molto e si curava ogni dettaglio. Ma proprio nel momento migliore, nel 2016 mi sono infortunata ad una vertebra. Nella sfortuna sono stata fortunata: a Sondalo mi hanno operato subito con una cifoplastica, una operazione all’avanguardia che non è scontato ottenere in poco tempo. E’ stata la salvezza, perchè sono riuscita a recuperare in pochissimo tempo.’

E infatti l’anno dopo Luisa Bertani vince il GP e conquista i primi punti in Coppa Europa: ‘sono stata anche migliore italiana alle finali di Coppa Europa, quarta agli italiani assoluti di gigante, e ho conquistato l’Argento ai Campionati Italiani Giovani. Sono entrata in squadra con Heini Pfitscher, e con lui ho fatto due belle stagioni in coppa Europa, ottenenedo anche qualche convocazione in Coppa del Mondo. La prima gara a Soelden però fu un disastro: penultima! Ma poi man mano mi sono sempre di più avvicinata alla qualifica per la seconda manche.’

Ma con gli infortuni purtroppo non finisce qui. All’inizio della stagione scorsa, ad Andalo, Luisa si blocca con la schiena: ‘scoprire di avere 3 protusioni non è mai una bella cosa per uno sportivo, vuol dire che devi curarti. Nel mio caso la dieta mi ha aiutato tanto, ma devi sempre stare attenta a caricare.’

In realtà, nonostante la poca atletica che Luisa può fare, la stagione non va male, e finisce con un ottimo terzo posto agli assoluti di gigante dietro a Bassino e Brignone. ‘Ma in testa avevo sempre il problema alla schiena. Durante la stagione avevo fatto solo scarico, niente atletica. Ma questa estate ho fatto un lavoro specifico all’HastaFisio di Asti: è stato provvidenziale, ora mi sento bene, sono in ottima forma per l’inizio della nuova stagione.’

sci club milano Luisa Bertani

Luisa e Milano

Luisa Bertani è figlia di un ingegnere e di una casalinga, una famiglia che, insieme al fratello, la ha sempre accompagnata e sostenuta nello sport agonistico. ‘Milano offre tutto, è la mia città, ma io amo anche la montagna, le albe mozzafiato e parlare di cose ‘montanare’. Se ho potuto fare questa carriera devo ringraziare mia mamma che mi ha sempre accompagnato in giro per le Alpi: si faceva anche 60.000 km all’anno per me. E mio papà, che non mi ha mai ostacolato ed è sempre stato il mio ‘main sponsor’. Anche mio fratello ha fatto il mio stesso percorso, ma poi alla categoria giovani ha lasciato, è andato all’estero a studiare ingegneria meccanica.’

Coniugare la vita milanese con le trasferte non è facile: ‘Partivo il venerdì e tornavo il lunedì, saltavo diversi giorni di scuola. Da piccola la mia preparazione atletica in settimana era ginnastica artistica alla Pro Patria e Nuoto al Saini. Poi ho iniziato a fare atletica (alla Riccardi n.d.r.) oltre ad andare spesso al parco Sempione a fare la mia scheda atletica: con mia mamma e mio fratello ci mettevamo a fare gli esercizi. Ora ho un team a Vittuone che mi segue costantemente, anche per il mio problema alla schiena.’

sci club milano Luisa Bertani

Luisa e le nuove generazioni

Cosa voglio consigliare ai bambini e ragazzi che praticano sci agonistico? Di curare l’aspetto motorio, perchè a Milano non si scia tutti i giorni: occorre fare attività fisica varia, anche sport diversi, per lavorare sull’equilibrio e sulla coordinazione. E poi occorre avere la gioia di andare a sciare, di fare i boschetti, e di divertirsi insieme. Da piccoli la vittoria non è importante: non fate solo pali, divertitevi, gustatevi lo sci!!’

‘Lo sport agonistico è stato per me, e lo è tuttora, una vera palestra di vita. Ti offre più variabili per affrontare le difficoltà, per stare con tutte le persone e per adattarti a tutte le condizioni. Perciò consiglio di godersi la vita da sportivi, e di avere la gioia di fare sport!

Con lo sci, insomma, si impara a vivere…

 

 

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