Quando si parla della nostra mente con un professionista si ha sempre un certo iniziale timore. Entrare nella nostra dimensione della crescita psicofisica non è mai banale. Eppure nell’incontrare Valentina Penati, psicologa con specializzazione nello sport e socia di Sipiss, il timore passa subito.
E’ vero, l’argomento non è affatto banale, ma soprattutto in questo periodo è di enorme importanza. In Italia i nostri ragazzi si muovono sempre meno, con conseguenze alquanto rilevanti sia sulla crescita fisica che su quella psicologica. Invece su questo tema Valentina Penati è molto netta:
‘L’educazione motoria è fondamentale per la psiche: noi come esseri siamo in continuo movimento. E di conseguenza anche la psiche è sempre in movimento, ma non ci è possibile osservarci dall’esterno. Possiamo però osservarci a livello motorio: lo sviluppo a livello motorio è l’elemento che ci permette di osservare che cambiamo in continuazione, e di capire che cosa controlliamo di noi stessi, anche a livello psicologico.’
Lo sport agonistico
E se l’educazione fisica è importante per la crescita psicofisica dei nostri ragazzi, a maggior ragione chi pratica sport a livello agonistico ha un grande vantaggio:
‘Per gli agonisti c’è un elemento aggiuntivo: la continua sfida con gli altri o con il cronometro, come nel caso dello sci, ti porta a confrontarti con le emozioni: gioia, frustrazione, ansia… è una enorme possibilità di conoscenza più profonda di sè stessi, e quindi di accelerazione della crescita psicofisica del ragazzo.
Lo sport agonistico, spiega Valentina, è importante su più piani: quello Motorio, quello Cognitivo, e quello della Personalità. Nello sci alpino tali piani entrano tutti in gioco, in particolare secondo alcuni fattori:
– innanzitutto è ‘scomodo’, quindi stimola lo sviluppo della capacità di adattamento (logistica, meteo, attrezzatura, spostamenti).
– Il rispetto delle regole, la conoscenza delle relazioni (si entra in contatto con interlocutori diversi), e l’adattamento ai compagni, con cui si deve condividere tutto: viaggi, notti in hotel, allenamenti….
– Lo sviluppo di schemi mentali causa-effetto: consapevolezza del movimento, dentro un contesto di velocità, e quindi sviluppo a livello mentale del fattore del rischio e della sua valutazione e controllo.
– Il contatto con gli elementi naturali e l’ambiente, e quindi il contatto con la realtà, elemento assolutamente non secondario nel mondo virtuale dentro cui sono immersi i nostri ragazzi di oggi.’
Lavorare sugli atleti
Non è quindi difficile intuire che, come il fisico ha bisogno di allenamento per raggiungere determinate prestazioni, anche la nostra mente va conosciuta e allenata. Soprattutto quando si pratica sport agonistico, dove mente e corpo devono collaborare perfettamente.
‘In Italia c’è purtroppo ancora pochissima cultura in questo senso. Si lavora molto sull’emergenza, soprattutto dopo infortuni o passaggi di categoria. I passaggi di categoria, in particolare nello sci, portano a volte a veri e propri tracolli psicofisici. Non è così ovviamente per tutti, altri atleti invece reagiscono molto positivamente e crescono all’improvviso. E’ la dimostrazione che siamo tutti fatti in maniera diversa.
In America, dove vi è molta più letteratura sull’argomento, si lavora invece molto di più sulla prevenzione, fin dalle giovanili: preparano fin da subito il ragazzo ad affrontare con più consapevolezza l’attività agonistica. È un aiuto a una maggiore conoscenza di se stessi, a una maggiore consapevolezza.’
Ad alto livello sempre più atleti si fanno seguire da mental coach specializzati (come ci ha raccontato anche Federica Brignone):
‘Questo è sicuramente positivo. Attenzione però che c’è differenza tra mental coach e psicologo sportivo: il mental coach utilizza delle tecniche da applicare, lo psicologo lavora più in profondità sulle emozioni, integrando ed adattando le tecniche con la personalità dell’atleta. La cosa più importante è capire di cosa l’atleta ha bisogno in quel momento e personalizzare il più possibile l’intervento.
Per esempio, per i problemi più ricorrenti che riscontriamo sugli atleti dello sci è importante un lavoro più profondo. Le problematiche che più comunemente si riscontrano sono legate all’ansia da prestazione. Il risultato e la prestazione vengono caricate di enormi aspettative, dimenticandosi del processo, ossia di come ci si prepara e si affronta il momento della gara. Altro tema importante è quello della tolleranza della frustrazione che scaturisce dall’impossibilità e dalla falsa aspettativa di poter ottenere tutto e subito.
Queste due tematiche sono lo specchio dei tempi: al giorno d’oggi basta un click e tutto è a portata di mano. Invece, occorre far capire ai giovanissimi che ci vuole una pianificazione, che è fondamentale porsi degli obiettivi commisurati alle proprie capacità del momento e che per raggiungerli sono necessarie perseveranza e costanza. Bisogna poi mettere in conto che può capitare che quell’obiettivo non venga centrato e allora sarà necessario un paziente lavoro di ri-definizione e adattamento. Se ci pensiamo, maturare queste capacità non è utile solo nell’ambito sportivo, ma anche scolastico, lavorativo e relazionale.‘
Lavorare sugli allenatori
Quanto è importante il fattore ‘allenatore’ sulla crescita psicofisica dei ragazzi?
‘Il lavoro degli allenatori è importantissimo. E’ fondamentale il tipo di messaggio che l’allenatore dà al ragazzo. Se, per un errore commesso, dico all’atleta ‘sei un cretino’, sto definendo l’atleta per l’errore che ha fatto. Invece l’errore è un passaggio per modificare quel comportamento e lavorarci su, è un’occasione di lavoro.
Spesso atleti dello sci vanno veloci in allenamento, ma al cancelletto della gara si annebbia tutto: il problema è nella testa. A volte la risposta degli allenatori a questo problema è ‘fai più pali’. La conseguenza è che a un certo punto i ragazzi si stufano e abbandonano lo sport, perchè l’allenatore non ha capito e accolto il vero problema.’
Si riscontra però una certa maggiore sensibilità di giovani atleti e famiglie su tema psicologico:
‘La sensibilità sta effettivamente aumentando da parte di ragazzi e famiglie, ma meno da parte degli allenatori. Mi è capitato anche di seguire atleti di alto livello che venivano da me quasi di nascosto, perchè l’allenatore era addirittura contrario. Sono casi isolati, ma è vero che c’è ancora molto lavoro da fare per integrare le rispettive competenze e metterle al servizio dell’atleta.’
L'aspetto educativo
Psicologia ed educazione sono due aspetti differenti della formazione della persona, ma hanno elementi in comune, anche nello sport. L’educazione ha a che fare con una proposta umana integrale, mentre la psicologia tende a studiare e lavorare solo alcuni aspetti della mente.
‘A livello educativo è vero però che, per esempio, il comportamento e la comunicazione indiretta sono molto importanti: i ragazzi imparano quello che osservano. Se un allenatore sbeffeggia l’avversario, sta passando un messaggio. Si può lavorare anche su questo, anche se la struttura umana dell’allenatore è quella e difficilmente si può cambiare, ma si può incidere in maniera importante sui comportamenti e sulla comunicazione. Sugli allenatori è possibile comunque fare un bel lavoro in questo senso, ed è importante farlo perchè fanno parte dell’educazione dei ragazzi così come i professori, i genitori, e le diverse figure significative che appartengono alla vita del ragazzo.‘
Lo sport agonistico e la scuola
Veniamo al tema caldo soprattutto nello sci agonistico, quello del rapporto tra sport e scuola.
Il rapporto rischia spesso di essere conflittuale: se non si riesce a collaborare, si costringe ragazzini di 15/16 anni a scegliere tra scuola e sport. Ma a 15/16 anni non è tempo di fare scelte, lo sport deve essere importante esattamente come studiare storia o matematica. Non è assolutamente detto che chi fa agonismo deve scegliere tra scuola e sport. Anzi, spesso chi fa agonismo impara ad organizzarsi molto meglio il tempo e le energie. Impara a fare dei sacrifici e a capire il valore del perseguimento di un obiettivo. Occorre quindi che allenatori e professori collaborino per formare la persona e la personalità nella sua interezza. E’ difficile, ma è la strada da percorrere se vogliamo contribuire tutti a uno sviluppo sano, equilibrato e completo dei nostri ragazzi.‘
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Articolo veramente interessante.
Ricco di spunti su cui riflettere.
La sinergia tra gli “attori” che vivono a fianco dei giovani che praticano sport sia a livello amatoriale che, e soprattutto, agonistico (genitori, allenatori, professori ecc.) e’ un elemento importantissimo per lo sviluppo e la crescita dei nostri ragazzi.
Mi auguro possiate e vogliate continuare a sviluppare questo tema che e’ veramente essenziale.
Complimenti.